Le cose belle – diceva Platone – sono difficili.
Ma il paesaggio sembra sottrarsi a questa legge: è bello ed è “facile”, poiché
tutti sono in grado di apprezzarlo.
I libri e la città (Fedro 229b-230e)
Fedro, scritto da Platone probabilmente
intorno al 370 a.C., è un dialogo tra due personaggi: Fedro e Socrate.
Fedro e Socrate si siedono sotto un platano.
Socrate si meraviglia per la bellezza del luogo, e Fedro gli dice che,
evidentemente abituato a non mettere piede fuori da Atene, si sta comportando
come uno straniero.
“Sii comprensivo con me, carissimo. Infatti a me
piace imparare, ma i luoghi e gli alberi non sanno insegnarmi niente, mentre lo
fanno gli uomini in città. Ma tu, mi pare, hai trovato il pharmakon (droga)
per farmi uscire, perché come quelli che guidano gli animali affamati muovendo
davanti a loro una fronda o qualche frutto, tu, agitandomi davanti discorsi in
libri, mi condurrai evidentemente in giro per tutta l'Attica e in qualunque
altro luogo tu voglia”
Ho scelto questo dialogo poiché esprime come un paesaggio naturale possa essere d'ispirazione come avviene per Socrate che ne è ammaliato, invece non lo è per Fedro che si sente uno straniero e non sa attingerne alcun insegnamento.